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                    "content": "# mirto\n\n La pianta del mirto è sempre stata associata a divinità femminili come Astarte (divinità Babilonese) e Afrodite che, secondo il mito, non appena emerse dalla spuma del mare si nascose dietro un cespuglio di mirto ed utilizzò i suoi rami per coprirsi le parti intime. Ad ogni modo questa stretta relazione con la femminilità fa del mirto una pianta legata alla fecondità, alla gioia della vita e dell’amore, alla rinascita e alla pace e a tutta quella simbologia vitale e positiva che portò i Romani ad abbellire i loro giardini con questo arbusto nella convinzione che all’interno del suo tronco e dei suoi rami scorresse la gioia. Secondo Plinio il Vecchio (I sec d.C) il mirto veniva usato per abbellire i giardini pubblici dell’Impero proprio perché era in grado di propiziare una vita gioiosa ai cittadini ed offrire una benefica energia di pace. Roma, comunque, era considerata “la città del mirto” da un tempo ben più remoto perché questo arbusto cresceva sul suo terreno ancor prima che essa venisse fondata.\nAl contempo il mirto, pur essendo simbolo di vita, gioia e amore, era anche considerato una pianta tipica del Regno degli Inferi perché folti boschetti di mirto crescevano nell’Ade e perché si narra che Dioniso donò al re degli Inferi piante di mirto per riavere indietro la madre Selene. Ecco come il mirto accompagna la storia dell’uomo dalla nascita alla morte simboleggiando la vita nell’aldilà e lo spirito di rinascita, la luce e le tenebre allo stesso tempo.\nQuesta pianta è associata a Callimaco per la sua voglia di provare sempre generi nuovi con uno stile vivace ed espressivo.\n",
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                    "content": "# platano\n\n Dell’importanza del platano nel bacino del Mediterraneo è data conferma, per esempio, dal toponimo Teheran che significa “luogo dove crescono i platani”. In tutto l’Oriente è considerata una pianta sacra, simbolo di Dio e pertanto piantata vicino ai templi e alle fonti. \nIn Grecia, il Platano era venerato come pianta sacra alla Madre Terra poichè la forma delle foglie ricorda il palmo aperto di una mano che benedice. \nQuesta pianta è presente nel mito di Ercole, il quale narra di come uccise un mostro (l’Idra di Lerna, la seconda delle sette fatiche) proprio sotto un platano. \nIl platano fu scelto da Giove per festeggiare lo sposalizio con Giunone. Socrate impartiva le sue lezioni sotto un platano.",
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                    "content": "# licnide\n\n Se una fanciulla riceve un mazzetto di licnide, può essere certa che l'uomo amato desidera dichiararle:\" il mio amore è grande\". La tradizione vuole che le licnidi siano cadute dal corpo di Venere durante un bagno.",
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                    "content": "# pero\n\n La prima citazione del pero si trova nel poema epico di Omero (900 a.C.), quale uno dei “doni degli Dei” del giardino reale di Al-cinoo, re dei Feaci. Ippocrate di Kos (460-370 a.C. circa), famosissimo medico greco, in uno dei suoi molti libri scrive già dell’impollinazione incrociata nei fruttiferi. Teofrasto, soprannome che in greco significherebbe “divino parlatore” (370-286 a.C.), considerato il più grande botanico dell’antichità, fu discepolo di Aristotele e autore di una vasta produzione letteraria (circa 240 scritti, che spaziavano dalla morale alla politica, alla fisica, alla metafisica, alla logica, alla retorica, alla poetica, alla botanica e alla zoologia), di cui ben poco ci è pervenuto: qualche centinaio di frammenti e tre opere complete, delle quali due trattano di botanica. Nell’Historia Plantarum egli classifica le piante in alberi, frutici, suffrutici ed erbe, classificando poi ulteriormente all’interno di questi grandi raggruppamenti per genere e specie, descrivendo le poche piante allora conosciute (circa 500) e riportando l’esistenza di numerose varietà di pero coltivate e selvatiche.\nIl pero è simobolo della felicità dopo una gioiosa promessa.",
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                    "content": "# paglia\n\n Questa pianta simboleggia il ciclo delle rinascite. Poichè il cereale prima di nascere in primavera resta sepolto sotto terra, rappresenta l’analogia del passaggio dell’anima dall’ombra alla luce. Ed è inoltre, il simbolo della fecondità. Infatti nella mitologia Greca, Demetra la dea dei cereali e delle messi, è rappresentata con la fronte cinta da una corona di spighe.\n\nDemetra era l’iniziatrice dei misteri di Eleusi, che erano divisi in grandi e piccoli. I piccoli misteri erano una preparazione ai grandi misteri e si celebravano presso Atene.\n\nIl ciclo vita-morte evocato da questo cereale traspare, con ugual significato, anche nell’immagine di Osiride, dio egiziano dei cereali e della morte.\n\nPAGLIA-BACCHILIDE: Bacchilide ( 520 o 518 a.C. – 451 o 450 a.C.) è stato un poeta greco antico, del genere lirico, coetaneo di Pindaro, suo rivale in poesia.\n\nLe prime menzioni di Bacchilide possono essere ritrovate in Callimaco (III secolo a.C.), che produsse alcuni scritti sulle opere di Bacchilide. Come Simonide e Pindaro, comunque, Bacchilide scrisse poesie per la classe elitaria, anche se la sua fama crebbe, probabilmente, soltanto sul finire della sua vita.\nSecondo Plutarco, Bacchilide fu bandito dalla propria isola natale, Kea, e perciò abitò per un periodo nel Peloponneso, posto nel quale egli produsse i suoi lavori più conosciuti.\nQuindi probabilmente Bacchilide aveva composto opere e versi grazie ai quali la sua fama è cresciuta così come le piante del grano.",
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                    "content": "# alcanna\n\n Antipatro di Sidone (170 a.C. – 100 a.C.) è stato un letterato e poeta greco antico, noto soprattutto per la redazione della più antica lista delle sette meraviglie del mondo a noi pervenuta.\n\nAntipatro, nato a Sidone nella I metà del II secolo a.C. (intorno al 170 a.C.), giunse a Roma e fu vicino a Lutazio Catulo (avvocato e, successivamente, console) ed entrò a far parte di circoli letterali che anticipavano le scelte dei neoteroi.\n\nEbbe, dunque, un rilievo piuttosto cospicuo a Roma, se lo stesso Cicerone lo cita come epigrammista brillante, grande improvvisatore [1], ma troppo portato all'imitazione dei modelli.\nDal momento che l'alcanna fenicia è una pianta sempreverde, forse è associata ad Antipatro perchè la sua memoria e la sua fama dureranno per sempre.",
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                    "content": "# Problème de ponctuation\n\n J’ai un problème de traduction au cinquième vers. Ma traduction ne fonctionne pas si l’on accepte la ponctuation du texte.\nκαὶ σύ, φίλη Ξανθώ, με :\nil faudrait traduire, comme le fait Paton : \"et toi, cher Xantho, moi\". Il n’y a pas de verbe, φίλη est l’adjectif (cher). Je préfère penser que le φίλη est le verbe et que la virgule est mal placée\nκαὶ σύ, φίλη Ξανθώ με :\nJe ne crois pas que ce με puisse dépendre d’un autre verbe.",
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                    "content": "# Varianti\n\n Nel manoscritto (riga 16, immagine 1) è riportato πυκτήν, un sostantivo che significa “tavolette, codice”. Perseus riporta invece πηκτήν, un aggettivo che significa “solido, ben fatto”, dal verbo πήγνυμι, che ha anche il significato di “rendere solido”.",
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                    "content": "# Anomalie\n\n Immagine 1 : L’ultima parola del v.2, “Νάπῃ”, “A Nape”, (dativo singolare femminile da “Νάπη, ης”), compare, nel manoscritto (v.20, pag. 88), come Νάπνῃ, nonostante questa lezione non venga riportata in Perseus, né sia presente sui dizionari GI e Rocci.\nImmagine 2 : La sesta parola del v.3 dell’epigramma, (v.21, pag.88 del manoscritto), viene riportata su Perseus come “εἰς”, nonostante nel manoscritto sia chiaramente “τῆς”.\nImmagine 3 : I vv.2-6 (vv.21-24, pag 88 del manoscritto) sono riportati due volte nel testo del manoscritto: nella prima copiatura appaiono scritti frettolosamente e in modo poco chiaro, spesso con errori grafici; mentre la seconda trascrizione, più curata, è segnalata da 4 “antisigma” nel margine sinistro di ogni verso.",
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                    "content": "# Position dans le manuscrit\n\n 2 dans le Codex Palatinus 23, p. 88\n\nCette épigramme se trouve à la page 88 du manuscrit palatin, au début de la partie dédiée aux épigrammes d’amour",
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                    "content": "# Élien et 5.2\n\n Élien (Hist. Var., XII, 63) a recueilli une anecdote qui rappelle le thème de cette épigramme.\n-P. Waltz",
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                    "content": "# Traduction\n\n Je décide de traduire σὲ γὰρ παρεοῦσα τρὶς ὤμοσεν Ἡράκλεια avec \"devant toi\". L’accusatif σὲ peut dépendre du verbe ομνυμι ou du verbe παρειμι (passer à côté de + accusatif). La seconde possibilité me semble la plus probable - justement si l’on pense à la lampe comme à une divinité. La lampe est un témoin - comme c’est le cas dans plusieurs épigrammes.",
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                    "content": "# Aphrodite en 5.11\r\n\r\n Telle était l'attribution d'Aphrodite Euploia (cf. ép. 17). C'était surtout à Cnide que cette déesse était l'objet d'un culte; mais elle avait aussi un temple au Pirée, élevé par Conon au bord de la mer (cf. Pausanias, I, i, 3).\r\n(Waltz)",
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                    "content": "# Nom de Charito en 5.13\n\n Nom dérivé de χάρις, grâce. Sans aller jusqu'à produire un jeu de mots comme ceux de Τρυφέρα (V, 154), de Παρμενίς (V, 247), de Φιλουμένη (V, 40) et de Φίλη (V, 70), il constitue évidemment, dans la pensée du poète, un nom prédestiné.\n-P. Waltz ",
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