Epigram 9.40

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Codex Palatinus 23, p. 364

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οὐ μόνον ὑσμίνῃσι καὶ ἐν στονόεντι κυδοιμῷ
ῥύομ᾽ ἀρειτόλμου θυμὸν Ἀναξιμένους,
ἀλλὰ καὶ ἐκ πόντου, ὁπότ᾽ ἔσχισε νῆα θάλασσα,
ἀσπίς, ἐφ᾽ ἡμετέρης νηξάμενον σανίδος.

εἰμὶ δὲ κἠν πελάγει καὶ ἐπὶ χθονὸς ἐλπὶς ἐκείνῳ,
τὸν θρασὺν ἐκ διπλῶν ῥυσαμένη θανάτων.

— Paton edition

Non solo nelle lotte e nel lugubre tumulto della battaglia difendo io ora lo
spirito vitale del valoroso Anassimene, ma anche dal mare aperto quella volta
che l’onda spezzò la nave, io Scudo lo salvai, mentre nuotava
aggrappandosi a me come fossi un’asse.
Sono dunque io sia in mare e sia in terra la sua speranza, avendo salvato
l’uomo valoroso da duplice morte.

— Cagnazzi

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Comments

#1

Presumably in this and the following epigrams a shield made of leather or wicker is meant.

#2

Gli epigrammi appartenenti al libro IX sono caratterizzati dalla personificazione di oggetti ( res loquentes ) o luoghi. Nello specifico i tre epigrammi 9.40, 9.41 e 9.42 presentano la personificazione dello scudo, oggetto che anticamente, assieme ad ogni armatura intimoriva i nemici. Durante queste vere e proprie guerre psicologiche, i nemici terrorizzati dall’aspetto fermo degli avversari, dalle proprie armature lucide e dalle immagini scoraggianti riportate sugli scudi, si intimorivano ritirandosi dal campo di battaglia. [cfr. Hom., Il. XVIII] Lo scudo è anche il protagonista di alcuni frammenti di Archiloco e Tirteo I primi due frammenti ( 1; 10 ) elogiano il valore e l’audacia nel combattere per la propria patria e per i propri figli, lasciando in secondo luogo il pensiero di salvare unicamente la propria vita. Viceversa il frammento 5 è in opposizione ai primi due, in quanto Archiloco afferma che si debba abbandonare lo scudo pur di salvare la propria vita, azione che per i greci rappresentava la massima vergogna.

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