Epigram 9.29

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Codex Palatinus 23, p. 362
Codex Palatinus 23, p. 363

Texts

τόλμα, νεῶν ἀρχηγὲ ῾σὺ γὰρ δρόμον ηὕραο πόντου,
καὶ ψυχὰς ἀνδρῶν κέρδεσιν ἠρέθισασ᾽,
οἷον ἐτεκτήνω δόλιον ξύλον, οἷον ἐνῆκας
ἀνθρώποις θανάτῳ κέρδος ἐλεγχόμενον;

ἦν ὄντως μερόπων χρύσεον γένος, εἰ γ᾽ ἀπὸ χέρσου
τηλόθεν, ὡς Ἀίδης, πόντος ἀπεβλέπετο.

— Paton edition

O Audacia, comandante delle navi, tu infatti scopri il rischio del mare aperto ed inizi ad eccitare gli spiriti degli uomini ai profitti.
Quale legno ingannevole hai costruito, quale guadagno disonorato dalla morte hai offerto agli uomini.
E se in verità il mare fosse stato osservato in lontananza dalla terra, così come l’Ade, certamente ci sarebbe stata ancora la stirpe d’oro dei mortali.

— Cagnazzi

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#1

L’epigramma 9.28 presenta la personificazione dell’audacia spregiudicata espressa con il termine “τόλμa” derivante dal verbo “τολμάω”. Questi due lemmi indicano una azione coraggiosa eseguita pubblicamente e sono entrambi utilizzati da Omero nell’Iliade e da Tucidide all’interno del suo II Libro. Il termine “τόλμa” indica la dignità di un uomo, il quale ha avuto l’audacia coraggiosa di uccidere. Una testimonianza di ciò è rappresentata da “I Tirannicidi” (40/49 a.C.) tramandati nell’opera storica di Tucidide. I tirannicidi per antonomasia sono i due ateniesi Armodio e Aristogitone, i quali posero fine al potere della famiglia di Pisistrato, uccidendo uno dei suoi figli. Nel medesimo epigramma risulta interessante il riferimento a “L’età dell’oro” citata anche nel poema “Le opere e i giorni di Esiodo ”(metà del VIII secolo a.C.). Lo stesso Esiodo, all’interno della Teugonia ricostruisce il ciclo di vita umano ed individua il famoso mito delle “cinque età”: si parte dall’età dell’oro in cui l’uomo è felice fino ad arrivare all’età del ferro legata ai facili guadagni, alla corruzione dei costumi e soprattutto alla violenza sfrenata. In questo epigramma si delinea una immagine estremamente negative della navigazione perchè ad essa si riconduce la degenerazione del genere umano. Il termine πόντος allude alla pericolosità del mare aperto, collegato alla navigazione ed alla degenerazione del genere umano prima citato, degenerazione che porta alla vanità e alla perdita dei valori dell’uomo come nella canzone “Vanità delle vanità” di Angelo Branduardi.

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