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            "description": "Antipatro di Tessalonica ha scritto un “catalogo” relativo alle poetesse greche: Prasilla, Mero, Anite, Erinna, Telesilla, Corinna, Nosside, Mirtide. Tali poetesse, nel tempo, sono state dimenticate. Infatti molti ignorano persino la loro esistenza in quanto la tradizione ha impedito che le loro parole arrivassero fino a noi. Altri autori hanno parlato nei loro scritti di queste figure come Pausania ha citato Telesilla. Lei era una poetessa guerriera la quale ha incitato diverse donne a combattere durante le guerre, sebbene non avessero esperienza. Anche Mero\r\nviene citata dalla Suda come poetessa epica, elegiaca e melica: “Myro – Di Bisanzio, poetessa di carmi epici, di elegie, di canti, figlia di Omero il tragico, moglie di Andromaco, detto il filologo”."
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            "description": "Il tema della pietà nell’epigramma viene presentato come un mezzo sempre in grado di premiare. Nel mondo moderno questo concetto è stato ripreso nell’arte iconografica e vede la sua massima rappresentazione nel gruppo scultoreo “La Pietà” di Michelangelo Buonarroti. L’opera celebre ritrae il sentimento catturato nel suo momento più intenso e passionale, quando la Madonna solleva il corpo esanime del figlio Gesù Cristo appena deposto dalla croce. Oggi la statua è conservata presso la Basilica di San Pietro."
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            "description": "Passare dalla padella alla brace significa passare da una brutta situazione a una situazione ancora più brutta. Quindi a una situazione peggiore."
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            "description": "NOTA1: Nel manoscritto nel terzo rigo è riportato ισθμον mentre nel testo Antologia Palatina è riportato come in dativo singolare ισθμοω.\r\n\r\nNOTA2: Nel III rigo del manoscritto la parola κηπει è riportata come κηπι nel testo Antologia Palatina.\r\n\r\nNOTA3: Nel V rigo del manoscritto la parola νισυρητιδος è riportata νισυριτιδος nel testo Antologia Palatina.\r\n\r\nNOTA4: εγκυκλον -> εγκυκλιως (avverbio)\r\n\r\nCOMMENTO: \r\n-Nel primo rigo dell’antologia palatina si nomina il cavallo alato Pegaso che viene citato in alcune canzoni di autori contemporanei. In questi testi la morte di Pegaso, causata da una trappola di Bellerofonte, viene paragonata ai sentimenti pieni di dolore e di sconforto degli autori, come ad esempio Mario Molinari, in arte “Tedua” e Rocco Modello, in arte “Chiello FSK”.\r\n\r\n-Nel primo rigo dell’antologia palatina si nomina il cavallo alato Pegaso, nome attribuito ad una costellazione. Infatti Pegaso è una costellazione settentrionale, oltre ad essere una delle 88 costellazioni moderne; inoltre era anche una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo che è stato un astronomo, astrologo e geografo greco antico."
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            "description": "Il termine χάρισ, che in 9.1, 9.6 e 9.9 significa “grazia vitale”, invece in questo epigramma  ha una accezione spiccatamente religiosa in quanto indica la beatitudine di chi prega"
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            "description": "Nell’epigramma viene citata la gogna, La gogna è uno strumento punitivo, di contenzione, di controllo, di tortura, utilizzato prettamente durante il Medioevo. È costruita come un collare in ferro, fissata a una colonna per mezzo di una catena, che veniva stretta attorno al collo dei condannati esposti alla berlina. Successivamente si è modificata in tavole di legno provviste di cerniera, che formano fori attraverso i quali sono inseriti la testa e/o vari arti del prigioniero, poi bloccate insieme per trattenerlo. La più antica menzione conosciuta documenta l'uso della gogna in Europa, nell'Utrecht Psalter, intorno all'820. Il governo provvisorio del Regno Lombardo-Veneto nel 1814 sospese la pena della berlina (o gogna) per le donne e gli ecclesiastici. La gogna come pena fu abolita nel XIX secolo, ma in alcuni casi se ne è registrata ancora l'applicazione, sino all'ultimo avvenuto nel 1995 a Panama. Tra i personaggi illustri del passato condannati all'umiliazione della gogna ritroviamo, nel 1703, Daniel Defoe, che compose per l'occasione l'ode Inno alla gogna. Nella rievocazione storica dell'assedio della città piemontese di Canelli (1613), in provincia di Asti, compare una gogna, dove le \"vittime\" sono imprigionate e sottoposte alla \"tortura del solletico\" in pubblico. Le gogne erano allestite nelle piazze di mercato e negli incroci per detenere criminali di poca importanza. Spesso un cartello era appeso al collo del malfattore, o nelle vicinanze, con l'iscrizione del delitto e della pena. La pena della gogna durava generalmente poche ore o qualche giorno. La gogna più comune restava comunque il ceppo: la vittima, imprigionata mani e piedi, veniva esposta in piazza alla folla, che la scherniva e umiliava il malcapitato e ne faceva bersaglio delle proprie tensioni. Era comune che si prelevasse dai pozzi neri lo sterco per imbrattarne capelli, naso, bocca, oppure che si lanciassero sassi o verdure marce, che si ustionasse il malcapitato o gli si procurassero lacerazioni poi ricoperte di sale, o gli si provvedesse a fare il solletico ai piedi o ai fianchi. In caso di demolizione non si toccava direttamente la colonna della gogna, ma si scavava attorno alla sua base fino al punto in cui la colonna cadeva su sé stessa."
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            "description": "Gli epigrammi appartenenti al libro IX sono caratterizzati dalla personificazione di oggetti ( _res_ _loquentes_ ) o luoghi.\r\nNello specifico i tre epigrammi 9.40, 9.41 e 9.42 presentano la personificazione dello scudo, oggetto che anticamente, assieme ad ogni armatura intimoriva i nemici.\r\nDurante queste vere e proprie guerre psicologiche, i nemici terrorizzati dall’aspetto fermo degli avversari, dalle proprie armature lucide e dalle immagini scoraggianti riportate sugli scudi, si intimorivano ritirandosi dal campo di battaglia. [cfr. Hom., Il. XVIII]\r\nLo scudo è anche il protagonista di alcuni frammenti di Archiloco e Tirteo\r\nI primi due frammenti ( 1; 10 ) elogiano il valore e l’audacia nel combattere per la propria patria e per i propri figli, lasciando in secondo luogo il pensiero di salvare unicamente la propria vita.\r\nViceversa il frammento 5 è in opposizione ai primi due, in quanto Archiloco afferma che si debba abbandonare lo scudo pur di salvare la propria vita, azione che per i greci rappresentava la massima vergogna."
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            "description": "Come nell’epigramma IX, 37 anche in questo epigramma troviamo la personificazione\r\ndella fonte.\r\nQuesta epigrafe, rientrando nella sezione descrittiva, può essere intesa come un\r\nmessaggio posto nei pressi di una fonte come avvertimento per gli avventori di non\r\nsporcarlo. Lo stesso valore della fonte degna di uomini giusti, lo si ritrova nel Vangelo\r\nsecondo Giovanni 4,14: _‹‹Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi,\r\nl’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna››_"
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            "description": "L’autore di questo epigramma non è rubricato in nessun repertorio onomastico e si\r\nconcede libertà morfologiche perché concorda al femminile un aggettivo a due uscite\r\n“φονιη”, le quali maschile e neutro, e inoltre muta l’attesa alfa in età. Nell’edizione di\r\nBeckby non compare nessuna nota di approfondimento."
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            "description": "Le Muse, divinità greche dedite all’arte, si oppongono ad Afrodite; disinteressate all’amore\r\ne alla guerra, non temono Cupido, anzi lo considerano un mocciosetto senza valore.\r\nCupido, nella mitologia latina o Eros, in quella greca, è il dio dell’amore. Viene\r\nrappresentato come il figlio di Afrodite, i cui maliziosi interventi negli affari di dei e mortali\r\nfanno sì che si formino legami d’amore, spesso illecitamente. Nei successivi poemi satirici,\r\nè rappresentato come un bambino bendato, mentre nella prima poesia greca, Eros era\r\nraffigurato come un maschio adulto che incarna il potere sessuale e un artista profondo.\r\nViene citato innumerevoli volte in poesie d’amore: un esempio è “La freccia di Cupido” di\r\nOrazio Claveri."
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            "description": "NOTA: Nel II rigo del manoscritto, la parola “εμπυρος” è riportata come “εμπυρον” nel testo Antologia Palatina.\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=lcOxhH8N3Bo \r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=8ub83fINWBI \r\n\r\nLeonida di Taranto elogia la poesia di Omero istituendo un parallelo con il Sole e sembra di ritrovare il giudizio dello studioso Erick Havelock, il quale scrive ‘in Omero abbiamo\r\nun’enciclopedia tribale del mondo antico’."
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            "description": "#NOTA1: \r\n##Nel I rigo del manoscritto la parola λητωιδη viene riportata come λητωιδι nel libro\r\nAntologia Palatina.\r\n#NOTA2:\r\n## Nel III rigo del manoscritto la parola αιδημ è riportata come αιδην nel testo\r\nAntologia Palatina.\r\n#NOTA3:\r\n## Nel IV rigo del manoscritto la parola αγελημ è riportata come αγελην nel testo\r\nAntologia Palatina."
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            "description": "#Nota 1\r\nSebbene il polpo sia un animale molto pericoloso per i suoi tentacoli, in questo epigramma viene catturato da un uomo; vedi epigramma IX,10 dove il polpo è preda di un’aquila.\r\n#Nota 2\r\nNell’immaginario collettivo il polpo è simbolo di astuzia e viene associato molto spesso a Odisseo (“Il mondo di Omero”- P. Vidal Naquet)"
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            "description": "L’epigramma 9.28 presenta la personificazione dell’audacia spregiudicata\r\nespressa con il termine “τόλμa” derivante dal verbo “τολμάω”.\r\nQuesti due lemmi indicano una azione coraggiosa eseguita pubblicamente e sono entrambi utilizzati da Omero nell’Iliade e da Tucidide all’interno del suo II Libro.\r\nIl termine “τόλμa” indica la dignità di un uomo, il quale ha avuto l’audacia coraggiosa di uccidere. Una testimonianza di ciò è rappresentata da “I Tirannicidi” (40/49 a.C.) tramandati nell’opera storica di Tucidide.\r\nI tirannicidi per antonomasia sono i due ateniesi Armodio e Aristogitone, i quali posero fine al potere della famiglia di Pisistrato, uccidendo uno dei suoi figli.\r\nNel medesimo epigramma risulta interessante il riferimento a “L’età dell’oro”\r\ncitata anche nel poema “Le opere e i giorni di Esiodo ”(metà del VIII secolo\r\na.C.).\r\nLo stesso Esiodo, all’interno della Teugonia ricostruisce il ciclo di vita umano ed individua il famoso mito delle “cinque età”: si parte dall’età dell’oro in cui l’uomo è felice fino ad arrivare all’età del ferro legata ai facili guadagni, alla corruzione dei costumi e soprattutto alla violenza sfrenata.\r\nIn questo epigramma si delinea una immagine estremamente negative della navigazione perchè ad essa si riconduce la degenerazione del genere umano.\r\nIl termine πόντος allude alla pericolosità del mare aperto, collegato alla navigazione ed alla degenerazione del genere umano prima citato, degenerazione che porta alla vanità e alla perdita dei valori dell’uomo come nella canzone “Vanità delle vanità” di Angelo Branduardi."
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            "description": "rinvia ad un’elegia di Ovidio che si chiama nux, nucis (cfr. “Le tre nuces dello\r\nPseudo-Ovidio”) epigramma Bobiensia 44 che rappresenta la traduzione latina di questo\r\nepigramma greco. È un’opera di 91 distici tramandata insieme alle opere di Ovidio; la\r\nmaggior parte dei poeti la ritiene però spuria."
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            "description": "NOTA: Nel terzo rigo del manoscritto, la parola “οισι” viene scritta “οισιν”"
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            "description": "NOTA1: Nel manoscritto nel terzo rigo è riportato ισθμον mentre nel testo Antologia Palatina è riportato come in dativo singolare ισθμοω.\r\n\r\nNOTA2: Nel III rigo del manoscritto la parola κηπει è riportata come κηπι nel testo Antologia Palatina.\r\n\r\nNOTA3: Nel V rigo del manoscritto la parola νισυρητιδος è riportata νισυριτιδος nel testo Antologia Palatina.\r\n\r\nNOTA4: εγκυκλον -> εγκυκλιως (avverbio)\r\n\r\nCOMMENTO: \r\n-Nel primo rigo dell’antologia palatina si nomina il cavallo alato Pegaso che viene citato in alcune canzoni di autori contemporanei. In questi testi la morte di Pegaso, causata da una trappola di Bellerofonte, viene paragonata ai sentimenti pieni di dolore e di sconforto degli autori, come ad esempio Mario Molinari, in arte “Tedua” e Rocco Modello, in arte “Chiello FSK”.\r\n\r\n-Nel primo rigo dell’antologia palatina si nomina il cavallo alato Pegaso, nome attribuito ad una costellazione. Infatti Pegaso è una costellazione settentrionale, oltre ad essere una delle 88 costellazioni moderne; inoltre era anche una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo che è stato un astronomo, astrologo e geografo greco antico"
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            "description": "#Nota 1\r\nNell’epigramma 49 del libro IX viene citata la Fortuna, ovviamente intendendo la dea che tanta fortuna ha avuto nelle arti di tutti i tempi; un riferimento contemporaneo può essere il film “La dea Fortuna”(2019) di Ferzan Özpetek. Nel film, viene praticato e citato il rituale della dea Fortuna, che serve a tenere con sé la persona più cara al mondo: guardare fisso il volto della persona desiderata, per poi chiudere gli occhi e subito dopo riaprirli, affinché l'immagine, come fotografata, scenda fino al cuore.\r\n#Nota 2\r\nIl film di Ferzan Özpetek ha vinto anche due David di Donatello per la migliore attrice protagonista a Jasmine Trinca e per la miglior canzone originale scritta e interpretata da Diodato."
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            "description": "Il ne saurait être question ici d’un « temple d’Aphrodite », ainsi que le pensaient la plupart des anciens commentateurs. Il s’agit de « tribades », comme il y en avait beaucoup à Samos. (P. Waltz, p. 93)"
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            "description": "Le je-lyrique est féminin. Sur le thème, affirme Waltz que « ce n’est évidemment pas une courtisane qui est censée parler ici, mais quelque grande dame corrompue de la cour de Justinien. N’oublions pas qu’à la différence des Léonidas e des Méléagre les poètes du *Cycle* d’Agathias sont des personnages considérables, souvent de hauts fonctionnaires de l’Empereur, et que, comme tels, ils fréquentent et mettent en scène dans leurs vers des gens de qualité, ce que ne faisaient pas leurs prédécesseurs. Peut-être les contemporains de Paul mettaient-ils un nom — ou plusieurs — sur ce portrait. Des épigrammes comme celles-ci sont des poésies de société, mais de société assez corrompue. » (Waltz, p. 103)"
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            "description": "Cette scholie est au livre 12, p. 571, et non au livre 5. Aux livres 5 et 12, Méléagre est cité comme auteur du texte."
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            "description": "# Commentaire Pierre Waltz\r\nVers d'Épicharme passé en proverbe et, pour cette raison, cité incomplètement ; sa forme complète est : ἁ χεὶρ γὰρ τὰν χεῖρα νίζει δός τι καὶ λαβ᾽αἴ τι<λῇς> (Épich., fr. 273 Kaibel) Le dernier hémistiche explique pourquoi Méléagre invoque ici ce dicton (ailleurs cité simplement comme précepté de solidarité). Il est inutile d'insister sur un sujet aussi délicat ; bornons-nous donc à renvoyer le lecteur à un passage d'Ovide (*Art d'aimer*, II, 682 sq.) qu'en rapprochait déjà Dehèque et qui peut servir de commentaire à notre épigramme (P. Waltz p. 94)\r\n# L'art d'aimer \r\nJe hais les copulations où ne se lâchent pas les deux partenaires : \r\nC'est pourquoi je suis moins touché par l'amour avec garçons. (Ovide, *Art d'aimer*, II, 682 sq. Traduction de Daniéle Robert)"
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            "description": "Vingt drachmes vaut un χρυσοῦς (στατήρ). (R. Aubreton, p. 135)"
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            "description": "# Questions d’attribution et de datation. \r\n\r\nDans la majorité des éditions modernes, l’épigramme est attribuée à _Tiberius Illustris_. Les éditeurs interprètent la scholie  ίλου  comme étant une abréviation de ἰλλουστρίου. \r\n« Illustrius » est un titre de noblesse utilisé à partir de la fin du 4e siècle, il a donc été admis que l’auteur de l’épigramme était postérieur à cette date. \r\nPage (_Further Greek epigrams_, 1981, pp. 545-548) remet en question cette conjecture et démontre que l’auteur pourrait simplement être un certain _Tiberius Ilius_. \r\nOr, sans le titre de noblesse, rien ne permet de dater le texte du 4e siècle. Pour Page, le sujet, le style, le vocabulaire et le mètre de l’épigramme correspondraient plutôt à la première moitié du Ier siècle ap. J.-C. \r\n\r\n-mathildevrst"
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            "description": "*La belle aux cheveux coupés* (Περικειρομένη), le *Haï* (Μισούμενος) et le *Mécontant* (Δύσκολος) sont de titres de comédies de Menandre."
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            "description": "# Parodie à 5.193\r\n\r\n Affirme Waltz : « Cette pièce est une parodie de V.53 et ne peut être attribuée au même auteur. La pointe galante qui terminait l’épigramme de Dioscoride (si elle se montre nue à moi aussi, je consens à mourir ensuite) est remplacée par une “ charge ” : je ne veux bien mourir, mais à condition qu’elle m’enrôle d’abord dans son équipage (sur ce genre de métaphore, cf. V 44, etc.) » (Walt, p. 88)"
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            "description": "Sur les épigrammes 12.61 et 12.62, R. Aubreton dit : « deux épigrammes sur le même personnage dont le nom est de consonance perse ; c’est probablement pourquoi le *Palatinus* les a unies. » (R. Aubreton, p. 22)."
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            "description": "#Fleur et jeunesse \r\nThème fréquent dans les poésies amoureuses (cf. [mot-clé \"jeunesse et vieillesse\"]). Le texte dit, littéralement : « de *votre* jeunesse ;», mais l'emploi du pronom personnel et de l'adjectif possessif du pluriel pour le singulier, à la première et à la seconde personne, est si fréquent à partir du IIIe siècle av. J.-C. qu'il ne faut pas croire pour cela que le poète ait voulu exprimer une pensée générale ; c'est toujours à la seule Isias qu'il s'adresse.\r\n(Waltz, V p.62)"
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            "description": "Sur la coiffure des femmes: \r\n\"Il est à croire que la coiffure des femmes mariées et des mères de famille différait de celle des jeunes filles : elle était sans doute plus ornée et plus riche\". \r\n- Waltz édition, note de bas de page"
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            "description": "Qu'on me mette aux membres les entraves forgées sur les enclumes de Lemnos par Héphaistos et toute sa ruse subtile : \r\n\"Allusion à la scène bien connue de l'Odyssées, VIII, 267-366 (en particulier, 339-342), où Héphaistos enchaine Arès avec Aphrodite et livre les coupables à la risée des autres dieux ; ce souvenir paraît inspiré à l'auteur par le nom d'Arès (v. 3), symbolisant la guerre comme ailleurs Bacchus personnifie le vin ou Aphrodite l'amour, etc.\" \r\n- Waltz, note 2, p. 125 (t.2)"
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            "description": "La pièce 303 a sans doute été écrite pour flatter un personnage illustre, au moment où sa chienne avait mis bas. On ne peut pas faire moins, en pareille circonstances, que d'invoquer Artémis.\r\n- Waltz, note 5, p. 121 (t. 7)."
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            "description": "qu'un prêtre (...) me voient : \r\n\"Ne pas oublier que c'est un chrétien qui parle, - en dépit de l'allusion à Héphaistos et à sa forge de Lemnos. Ces influences contradictoires de l'imitation des classiques et de la réalité contemporaines se font à tout moment sentir simultanément chez les poètes de l'école d'Agathias ; cf. V, 278, où nous avons noté des expressions et même des pensées d'inspiration manifestement chrétienne à côté d'allusions à Cythérée et aux Amours.\" - Waltz, note 3, p. 125 (t. 2)"
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            "description": "ἡ δ᾽ ὀλολυγὼν τρύζει, τρηχαλέαις ἐνδιάουσα βάτοις. \r\nImitation manifeste d'un passage de Théocrite VII, 139-141 (ἁ δ᾽ ὀλολυγὼν τηλόθεν ἐν πυκιναῖσι βάτων τρύζεσκεν ἀκάνθαις.)\r\n- Waltz, note 1, p. 128 (t. 2)."
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            "description": "δάμαρτες Σισύφιαι : \r\nQue peuvent bien être ces δάμαρτες Σισύφιαι, ces épouses issues de Sisyphe ? Sans doute des filles de grandes familles qui prétendaient descendre du légendaire fondateur de Corinthe : \"ce sont les dames\" à qui l'on apportait, en les épousant, l'or gagné dans le commerce et l'industrie, qu'elles s'entendaient a dépenser.\r\n\r\nWaltz, note 3, p. 60 (t. 7)"
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