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    "text": "Stava in piedi Andromaca, caviglie di rosa, la figlia di Ezione, senza lacrime né gemiti luttuosi; perché non ancora, credo, era caduto in guerra Ettore agitatore del cimiero, né i tracotanti figli degli Elleni armati di scudo avevano devastato tutta la Dardania, sua terra nutrice. Si poteva vedere Menelao , marziale, ma raggiante per la vittoria, ché ardeva di gioia grande vedendosi vicino la tindaride braccia di rosa, riconciliata con lui. Ammirai l’amabile immagine di Elena, perché anche al bronzo aveva dato grazia affascinante; a vederla, la sua bellezza da vicino spirava caldo amore, anche in quell’opera inanimata.\nL’illustre Odisseo appariva fiero del suo accorto ingegno: non era sprovvisto dei suoi versatili espedienti, ma mostrava ancora il fascino di una mente sagace. Il suo cuore esultava: godeva di avere causato con le sue astuzie la completa rovina di Troia. \nMa tu, madre di Ettore, dimmi, chi, Ecuba misera, chi t’insegnava degli immortali a versare, in quella forma muta, di pianto? Neppure il bronzo (ti) pose fine all’afflizione, né l’arte, priva di vita, pietosa (ti) frenò l’insanabile furia: tu sei lì, che versi tuttora lacrime. Forse non piangi più la sorte del povero Ettore, il lutto grave di Andromaca afflitta, piangi Dì, oh afflitta fanciulla, Polìssena, quale destino ha mai voluto per te quel pianto segreto che riversi nel tacito bronzo? Perché mai, col viso velato, ti alzi simile a chi si vergogna, quando il lutto grava sull’ anima?  \nForse perché, dopo che ti ebbe devastata la patria, Pirro di Ftia ti catturò come bottino di guerra, né ti salvò quella bellezza (poiché non sedusse Neottòlemo ardente) che conquistò il padre di Pirro e lo indusse alla scelta di un’imprevedibile morte?\nCertamente, lo giuro per questo simulacro di bronzo, che se egli ti avesse vista così, ti avrebbe presa come sua compagna di letto, negando memorabili omaggi al padre colto dalla morte. Ammirai quell’ Aiace che Oileo, dal cuore coraggioso, generò gigantesca protezione del territorio locrese. \n",
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