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"text": "Il sacerdote di Crisa si reggeva vicino, sollevando lo scettro di Febo nella mano destra, portando una corona sul capo; si distingueva il vincitore per la grande statura,com’è proprio della stirpe sacra degli eroi; mi sembra che l’Atride supplicasse; la barba cresceva fitta e la ciocca non intrecciata della fitta chioma veniva travolta.\nGiulio Cesare accanto brillava, il quale incoronò Roma con innumerevoli scudi di cuoio dei nemici. L’egida orrenda alla vista teneva sull’omero, stretta; brandendo fieramente con la mano destra la folgore; ed era come un giovane Zeus secondo l’italica voce. Allora s’ergeva Platone divino, che un giorno ad Atene rivelò le strade segrete delle divine virtù. Vidi un’altra Afrodite, figlia dell’ottimo Padre, d’oro, nuda, lucente; dall’alto del collo della dea scendeva, palpitando sul petto, il cinto. S’ergeva l’Ermafrodito grazioso, né uomo né donna, statua d’un essere misto, che potrai dire facilmente esser figlio di Cipride, dea dal mirabile seno, e di Ermete.\nMostrava un gonfio seno da fanciulla; del pari, svelava la potenza feconda dei genitali, mostrando i tratti combinati di una promiscua bellezza. Erinna era seduta, la vergine dal dolce canto, neanche con le dita toccava matasse intricate di fili: silenziosa distillava gocce da un’ape della Pieria.\nNon tralasciare il cantore Terpandro: perché diresti che quella statua sia viva, non priva di voce: sembrava comporre nel suo cuore commosso la mistica melodia di un canto, come una volta, sulle sponde dell’Eurota, che scorre tra gorghi, cantando sulla sua mistica cetra, acquietava i desideri maligni degli abitanti di Amicla, pronti alla guerra \nPericle, io ti ammirai vedendoti: persino nel silenzioso bronzo infondi come un fuoco l’abilità oratoria, come se dettassi ancora le leggi ai Cecropidi, o dichiarassi guerra contro i Pelopidi.\nSpiccava in piedi il saggio di Samo Pitagora, ma si aspettava \ndi vivere nell’Olimpo, forzava la costituzione del bronzo \npoiché traboccava di acuti pensieri : infatti ritengo che \nmisurasse il cielo soltanto con gli occhi incontaminati.\nVidi Stesicoro dalla voce acuta, il quale un tempo fu \n nutrito dalla terra di Sicilia, apprese il suono della lira\n di Apollo quando era ancora nel grembo materno.\nQuando nacque e non era ancora stato messo alla luceun usignolo vagante da qualche luogo posandosi di nascosto sulla bocca innalzava un canto melodioso. \nSalve ,Democrito, vanto della patria di Abdera, poiché stabilisti le leggi della natura dai bei frutti,giudicando misere le cerimonie della Musa scienziata, ridendo sempre delle precarie strade della vita, poiché sa giustamente che il vecchio Eone oltrepassa tutto quanto. \nEracle mostrava il giro rotondo del mento senza barba, recando nel palmo che uccise il leone i pomi d’oro, prosperosi doni della regione libica. \nAccanto c’era Auge, la vergine che era ministra di Pallade. Giù dalle spalle cadeva il manto: la chioma di capelli non era raccolta da alcun velo né fascia, aveva le braccia levate in alto, come ad invocare la figlia di Zeus dalle pupille lucenti sotto il monte di Tègea d’Arcadia. \nSii propizio germoglio bellicoso di Troia, Enea, sii propizio brillante consigliere di Troia: l’accorto pudore si espande dagli occhi, spirando di grazia, e rivela la divina stirpe di Afrodite dorata.\nAmmirai Creusa, compagna di Enea,avvolta da un aspetto luttuoso: infatti,tirando dietro il velo da entrambe le gote, nascose tutto il corpo attorno al velo che giungeva fino ai piedi, così come colei che piange: le lacrime di bronzo della giovane donna presagivano che la terra nutrice era preda di Ares, che Ilio era stretta dagli uomini di Argo armati di scudo. Eleno non poneva fine al rancore: sembrava spietato nei confronti della patria, muovendo la rabbia. Afferrava con la destra una coppa ,offrendo agli dei: credo che agli Argivi profetasse prosperità, pregava gli immortali (gli dei) di inviare presagi di morte alla terra nutrice.\nMa tu, madre di Ettore, dimmi, chi, Ecuba misera, chi t’insegnava degli immortali a versare, in quella forma muta, di pianto? Neppure il bronzo (ti) pose fine all’afflizione, né l’arte, priva di vita, pietosa (ti) frenò l’insanabile furia: tu sei lì, che versi tuttora lacrime. ",
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