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    "text": "Musa amata, a chi porti questo canto di frutti?\nChi intrecciò questa corona di poeti?\nLa realizzò Meleagro: compose questo dono come \nricordo per il celebre Diocle;\nunì tanti gigli di Anite, tanti narcisi di Mero\ne pochi fiori di Saffo, ma erano rose;\nun narciso di Melanippide, pieno di canti acuti, \ne un ramo giovane della infiorescenza della vite di Simonide;\nintrecciò  contemporaneamente in modo confuso l’iris dal fiore profumato \ndi Nosside, sulle cui tavolette Amore sciolse la cera;\ninsieme a lei la maggiorana lontana dal dolce Riano,\ne il dolce zafferano dal colore verginale d’Erinna,\ne il giacinto d’Alceo rinomato tra i poeti, e il fascio d’alloro di Samio dalle foglie scure;\ne di Leonida le sommità fiorenti dell’edera,\ne di Mnasalce la chioma di pino pungente;\ntagliò i rami del contorto platano del canto di Panfilo,\ne intrecciò in ghirlande il noce di Pancrate, \nil pioppo frondoso di Timne, la verdeggiante menta \ndi Nicia, di Eufemo la pianta che cresce nella sabbia vicino la costa;\npoi ancora di Damageto, la scura violetta, e il dolce mirto \ndi Callimaco, sempre pieno di aspro miele, \ne d’Euforione la licnide, il cardamomo per le Muse,\nche prese il nome dai giovani fanciulli di Zeus.\nDunque aggiungeva a questi di Egesippo il grappolo d’uva furente, \ndopo aver raccolto anche un giunco profumato di Perse,\ncon una dolce mela di Diotimo\ndai rami e prima ancora fiori di melograno di Menecrate,\nrami di mirra di Niceneto, un pistacchio \ndi Foenno e un alto pero di Simia;\nraccogliendo inoltre dal prato perfetto \nun po’ di sedano e fiori di Partenide, \ne spighe dorate dalla paglia di Bacchilide,\nreliquie fiorenti di dolcissime Muse:\nE dunque per Anacreonte, quel famoso dolce canto,\ndi miele, fiore sterile di elegie\nnonché  fiore d’acanto dalla chioma ricciuta, formato dall’insegnamento\ndi Archiloco, scelse piccole gocce dal grande Oceano:\ninvece per Alessandro acerbi ramoscelli d’ulivo,\ne per Policlito un lapislazzulo di  porpora.\nPer Polistrato, invece, trovò una maggiorana, fiore aedo,\ne per Antipatro una giovane alcanna fenicia:\ne pose anche un nardo di Siria coronato di spighe,\npoeta lirico, celebrato dono di Ermes,\nper Edilo e Posidippo scelse l’erbetta del campo,\nfiori generati dalle correnti del Sicelide.\nSicuramente anche del sempre divino Platone \nmise un ramo dorato che risplendeva di virtù. \nInsieme, sistemò anche Arato, esperto di stelle, \ntagliando i viticci appena nati di una palma altissima, \ne mise anche il frondoso loto di Cherèmone, dopo aver finito \ndi mescolare nella fiamma di Fedimo l’occhio girevole di bue di Antagora,\nil fresco serpillo amante del vino di Teodorida,\nun fiore di fiordalisi di Fania, e molti frutti già scritti di altri personaggi:\na questi, inoltre, aggiunse, se non erro, \ngarofani di stagione della loro Musa.\nRingrazio i miei amici, ma la soave corona \ndelle Muse è di comune possesso degli iniziati.",
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