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    "created_at": "2024-04-22T07:04:38.640774Z",
    "updated_at": "2024-04-22T07:05:37.575942Z",
    "description": "L'intestazione ὡς Σαπφοῦς (come ὡς Νοσσίδος per l'epigramma 273) può significare che l'epigramma era attribuito dalla tradizione a Saffo oppure che appariva «alla maniera di Saffo», per un'affinità stilistica o tematica. Questa seconda ipotesi appare più probabile (cfr. Fantuzzi, l'*Epigramma*, pp. 415-416); l'offerente, una sacerdotessa di Artemide, si occupa delle faciulle affidate al patronato della dea (ad esse -- forse rappresentate sulla base della statua -- si rivolge il vocativo iniziale παῖδες); la sua figura evoca dunque il ricordo della poetessa, che dirigeva una sorta di «scuola» femminile, occupandosi dell'educazione delle fanciulle a lei affidate. C'è però un'importante differenza: il tiaso di Saffo aveva come dea patrona Afrodite, mentre la preghiera di Arista si rivolge ad Artemide. L'epigramma si immagina pronunciato della statue stessa di Artemide, che dopo una breve autopresentazione (vv. 1-2) ai vv. 3-6 «legge» il testo della dedica, inciso sul basamento («ai miei piedi»). \r\nUTET, I, p. 522"
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