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    "created_at": "2018-03-05T09:53:03Z",
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    "description": "# mirra\n\n l termine viene dal latino murra o myrrha, quest'ultimo a sua volta derivato dal greco, che a sua volta lo ha preso dall'ebraico mor (מור) utilizzato nella Bibbia per indicare questa resina.\nLa storia della mirra è parallela a quella dell'incenso: era già conosciuta nell'antico Egitto, dove costituiva uno dei componenti del kyphi ed era utilizzata nell'imbalsamazione.\nNella Bibbia è uno dei principali componenti dell'olio santo per le unzioni, ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici. Nel Vangelo secondo Matteo è uno dei doni portati dai magi al bambino Gesù, e in quello di Marco(15:23) era stata mescolata a vino ed offerta a Gesù prima della crocifissione. Secondo la tradizione simboleggia l'unzione di Cristo, o l'espiazione dei peccati tramite la sofferenza e la morte corporale.\nNella Grecia antica la mirra era ampiamente utilizzata, fino a mescolarla con il vino e un episodio mitologico narra della sua origine, legandola a Mirra figlia del re di Cipro e madre di Adone. La mitologia classica ricorda poi la figura di Ati, il bellissimo semidio indiano dai capelli impomatati di mirra.\nQuesto mito è stato ripreso dal drammaturgo Alfieri, da Catullo e da Ovidio.\nCatullo :\n\"Zmyrna mei Cinnae nonam post denique messem \nquam coepta est nonamque edita post hiemem, \nmilia cum interea quingenta Hortensius uno \n5 Zmyrna cavas Satrachi penitus mittetur ad undas,\n Zmyrnam cana diu saecula pervolvent. \nat Volusi annales Paduam morientur\n ad ipsam et laxas scombris saepe dabunt tunicas.\n parva mei mihi sint cordi monumenta : \n10 at populus tumido gaudeat Antimacho.\"\nAlfieri :\n\"MIRRA – Ah! non è vile;… è iniqua\nla mia fiamma; né mai…\nCINIRO – Che parli? iniqua,\nove primiero il genitor tuo stesso\nnon la condanna, ella non fia: la svela.\nMIRRA- Raccapricciar d’orror vedresti il padre,\nse la sapesse… Ciniro…\nCINIRO – Che ascolto!\nMIRRA – Che dico?… ahi lassa!… non so quel ch’io dica…\nNon provo amor… Non creder, no… Deh! lascia,\nte ne scongiuro per l’ultima volta,\nlasciami il piè ritrarre.\nCINIRO – Ingrata: omai\ncol disperarmi co’ tuoi modi, e farti\ndel mio dolore gioco, omai per sempre\nperduto hai tu l’amor del padre.\"\nOvidio metamorfosi, libro X :\n\"Non sapendo cosa augurarsi, dibattuta tra la paura della morte e la nausea della vita, formulo’ questa preghiera: o numi, se qualcuno di voi ascolta chi si confessa colpevole, io ho meritato un terribile supplizio e non lo rifiuto. Ma perché sopravvivendo non contamini i vivi o morendo i morti, scacciatemi da entrambi i regni e trasformatemi, negandomi la vita e la morte.”\n"
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